sabato 13 novembre 2010

IL lavoro che guarda a domani, come aiutarlo....

Mi piacerebbe sapere quanti di voi, se interrogati sul proprio lavoro, si sentono di affermare con assoluta certezza che il proprio lavoro, la propria azienda operino per contribuire al miglioramento della società, alla crezione di quel benessere che spesso si fà concidere con il progresso? Se avessi posto questa domanda a mio padre ed alla stragrande maggioranza della sua generazione, non credo avrebbe avuto un istante di esitazione ed avrebbe risposto SI.
Erano però altri tempi; oggi qualche dubbio, permettetmi, a me viene. Magari sono il solo, ma il solo fatto che qualche dubbio venga è segno di un cambiamento, segno che ci stiamo interrogando profondamente su quanto facciamo e che certi aspetti del progresso non convincono più (economicamente, eticamente, ecologicamnete...)

Partendo da questa riflessione, affacciamoci sul mondo del lavoro. Cosa vediamo? Da una parte oggi abbiamo un mondo del lavoro basato su logiche "tradizionali", che anni fà sembrava essere un modello per tutti, direi anche nobile, che ha perso in parte il suo fascino fatto di stabilità per lasciare più sottile sentimento di incertezza e paura nel futuro. Paura di non avere più il posto di lavoro, ma anche incertezza nel modello che il lavoro tradizionale incarna, sono due aspetti che non riesco a tenere slegati.

Dall'altra sono sorte nella nostra società tanti piccoli tentativi di reagire, di creare una alternativa. Una fra tutte, sono le economie alternative come quelle cui si riferiscono i GAS, che si basano sull'artigianato e che principalmente col cibo (ma non solo) si stanno facendo largo conquistandosi un posto di tutto rispetto nella nostra economia. E godono di ottima salute, con numeri forse limitati, ma prosperano. HA citato il fenomeno anche Petrini con tanto di numeri e cifre nel discorso conclusivo del salone del gusto 2010 ma che non riesco più a trovare in youtube acc,

Personalmente, quando percepisco questi movimenti, non riesco a non riflettere, mi verrebbe da spingere più persone possibili fuori dal treno he sembra deraglaire per portarli su quello che vuole andare avanti. Ma come? Quali sono i blocchi che limitano lo sviluppo di questo mercato "alternativo"? Come possiamo contribuire ad allentare questi blocchi e creare finalmente quel "mercato" non "mercato" tanto sperato (che sotto molti aspetti molto simile a quello che mio padre vedeva nel suo lavoro)?

Di questo a me piacerebbe parlare, senza volare troppo alto nel teorico, ma cercando di capire in concreto, quali strumenti già esistono per superare questi freni, come poterli fare conoscere meglio a tutti, come aiutare chi vuole iniziare una nuova avventura, indipendentemente dall'età... (finanziamenti, uffici di orientamento, associazioni di categoria, supporto dei GAS in partenza, come fare conoscere la mia idea etc etc,) e se anche una sola nuova piccola realtà artigianale nascerà perché il nostro gruppo ha contribuito ad allantare questi blocchi per me sarà un successo.


mi viene da penasare queste categorie di blocchi su cui riflettere:

- economici (ma come si apre una impresa, non ho mai gestito neppure i conti di casa mia)
- Finanziari ( ma come facio a non rischiare tutti i miei risparmi, ci sono finanziamenti pubblici?)
- pratici (ma come si apre una partita IVA, cosa è la 626? A chi mi devoi rivolgere se...)
- di orientamento (ma come è la mia idea, avrà successo? ci sono altri che hanno fatto lo stesso...)
- barriere all'ingresso (ma come posso fare ad iniziare senza abbandonare il mio lavoro, quanto mi costa prendere solo per me un commercialista, quali regole di igiene devo rispettare altrimenti mi chiudono? ma il GAS mi può aiutare con degli oridni iniziali? Esiste una associazione di categoria? )
- culturali (sono laureto, ma che mi metto a fare lavori pratici... non sono portato...)
- psicologici (orgoglio? ma i miei genitori volevano tanto lavorassi in banca..)

Sono sicuro che tanti strumenti già ci sono e non lo sappiamo e molti li possiamo fare nascere!

7 commenti:

  1. anche per me sono esigenze importanti e sento che è una questione diffusa anche tra persone che conosco. ciao

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  2. mi ritrovo pienamente in questo intervento e vorrei che un'eventuale serata dedicata a questi temi riuscisse anche a dare una scossa a tutti - a me per prima - perché ci stiamo abituando a subire troppi soprusi, troppe forme striscianti di sfruttamento.
    Ma come ribellarsi? Chi protesta, se atipico è fatto fuori con un SMS o un click. E chi lo ritrova un lavoro in questo periodo? Forse se non mi sentissi così isolata, avrei più coraggio e quindi, incontriamoci, discutiamone, cerchiamo prima di tutto di capire e conoscere.
    Mi permetto di segnalare un sito legato ai giovani della CGIL perché, avendo due figlie, mi ha colpito il titolo del sito "Giovani non più disposti a tutto per lavorare": http://www.nonpiu.it/
    Ho letto l'area Proposte e mi sono sentita ancora peggio: tutte le proposte mi sembrano sensate, forti ed etiche ma... totalmente irrealizzabili di questi tempi.
    Ripartiamo dal basso!

    Chiara

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  3. Il tema lavoro presenta diversi molteplici stimoli di dibattito , sicuramente siamo tutti abbastanza informati riguardo alle normative, quello che potrebbe essere interessante è confrontarci su nuovi modelli e atteggiamenti nei confronti del lavoro.
    Vi è stata una fase in cui ci siamo illusi di aver raggiunto il modello quasi ideale nel lavoro dipendente a tempo indeterminato , tutelato e garantito. Il tempo per la vera vita (estremizzando) era quello al di fuori del lavoro ( esaltazione del “tempo libero” ) ed il lavoro era percepito come strumento per garantire sicurezza e possibilità economiche.
    Mio padre ( a mia precisa domanda) una volta rispose che in cima ai suoi valori c’era il lavoro: chi di noi potrebbe dire altrettanto oggi?
    Il modello della flessibità ( almeno in Italia ) è fallito. Si ha l’impressione che le normative che riguardano il lavoro vengono piegate e distorte soltanto per rendere il lavoro “precario” ( vedi utilizzo abnorme della formula del contratto a progetto ).
    Però dovremmo anche chiederci quanto siamo disposti a rischiare , a metterci in gioco , a spendere energie. Nelle nuove generazioni ( non ho figli ma qualche nipote ) vedo poca energia, poca passione , idee confuse. Certo non è il caso di generalizzare , ma i giovani hanno un immenso bisogno di modelli ( nuovi ) che li aiutino ad orientarsi. E i “vecchi” ormai sempre più spesso hanno bisogno di reinventarsi un lavoro.
    Questi incontri potrebbe essere una occasione per presentare buoni modelli ed esperienze positive.
    Anna

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  4. concordo con questi interventi che mi precedono.
    vorrei quindi contribuire con qualcosa di positivo a questo dibattito: oggi sono stata a un convegno organizzato a Milano da Banca Etica e Fondazione Cariplo nell'ambito del progetto gjusti (www.progettogjusti.it). il tema era proprio quello del lavoro e in particolare dei Green Jobs, dell'importanza dell'educazione ambientale nelle scuole e della formazione universitaria mirata alle imprese e al territorio in una direzione sostenibile e "verde". c'erano molti relatori e poco tempo, forse il convegno poteva essere organizzato meglio lasciando più spazio al dibattito con il pubblico, ma penso che in generale sia stato comunque positivo e interessante sentire soprattutto i casi concreti presentati alla mattina e vedere tanti ragazzi delle scuole superiori presenti a sentire parlare di Green Jobs e di visioni concrete e alternative praticabili rispetto all'attuale modello in crisi. perlomeno spero che parlare in postivo di questi temi serva prima di tutto a dare un pò di speranza e di fiducia nel futuro. una cosa che ho pensato è stata quella dell'assenza della politica, delle istituzioni e dei politici a un convegno come questo... invitati, non hanno partecipato... ci sono altre priorità? Vandana Shiva ha detto che abbiamo bisogno di nuovi paradigmi, ha parlato di green economy come una nuova economia in equilibrio con la natura (economia verde locale) basata su agricoltura, cibo, biodiversità, stili di vita, persone, lavoro, cultura. ha detto che se tuteliamo i diritti della terra e della natura, tuteleremo anche i diritti delle persone.
    ciao, silvia

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  5. Sonia-parte prima

    “… vorrei parlare del concetto di craftsmanship, la maestria. Si tratta di un termine molto difficile da tradurre. In inglese significa fare un buon lavoro per il desiderio di farlo. E
    non si riferisce soltanto al lavoro artigiano in senso stretto. Craftsmanship
    si può utilizzare, infatti, anche per indicare l’arte dello scrivere o l’arte
    di un uomo di Stato… sollevando una riflessione sulle procedure che
    permettono di eseguire un lavoro con arte, con maestria…”

    Richard Sennett “Le mani per pensare”

    http://emiliaromagnasapere.it/news/archivio/allegati_10/Le_mani_per_pensare_Sennett.pdf

    Vi invito a leggere il breve saggio sopra (si riesce a mettere qui di fianco come lettura consigliata?), secondo me Sennett ha colto nel segno.

    La “maestria”, fare un buon lavoro per il desiderio di farlo. Credo che qui stia la chiave…

    E per me “la maestria” non può essere slegata dalla serietà e dalla passione.

    L’assenza di queste condizioni non produce un buon lavoro, non ci sta bene il lavoratore, il lavoro non viene bene.

    Il nostro gruppo lavora con queste caratteristiche e, guarda caso, ha trovato produttori che, non senza fatica, ma con serietà e passione portano avanti i progetti che noi sosteniamo.

    E questo è già una gratificazione.

    Non riesco ad immaginare come si possa mettere serietà e passione in un lavoro precario, che ti viene offerto, quando va bene, per un anno, oggi parlavo con una ragazza alla quale rinnovano il contratto ogni 2 settimane…

    Lavorare nel pubblico mi ha permesso di “restare fuori” dalle logiche della produzione, altrimenti, come Marco, mi sarei posta molte domande sull’etica della mia azienda.

    Lavorare nel pubblico significa lavorare per le persone, offrire dei servizi che sono un diritto delle persone e che devono essere di qualità. Mi piacerebbe raccogliere un po' di esperienze di servizi pubblici di alta qualità, perchè ci sono a partire dalla scuola primaria italiana che – pre ministri incompetenti – era un esempio per altri paesi.

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  6. Sonia - parte seconda

    Un'altra riflessione che vorrei condividere è qual'è il lavoro del futuro in Italia? Dico in Italia perchè credo che il nostro contesto sia unico.

    In Italia c'è più del 50% del patrimonio artistico mondiale e gli investimenti per i beni culturali sono il 2,6% del Pil nazionale (pari a circa 40 miliardi di euro), rispetto al 3,8% di Uk (circa 73 miliardi di euro) e 3,4% della Francia (circa 64 miliardi di euro).


    PricewaterhouseCoopers rapporto “Il valore dell’arte: una prospettiva economico – finanziaria” 2009

    Anni fa si parlava di “lavorare meno lavorare tutti”, mi piaceva. Ho pensato che così si sarebbe sviluppata l'economia legata all'offerta per il tempo libero, un tempo libero di qualità: mostre, teatro, cinema, musei, ma anche proposte originali per il turismo. Che sarebbe cresciuta la consapevolezza degli italiani di qual'è la nostra più grande risorsa: la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico.

    E credo che è ai settori sopra che dobbiamo portare la nostra attenzione. E agli artigiani, quelli veri. Mi piacerebbe contribuire alla crescita dei giovani in questo settore (ceramica, pelletteria, tessile...).

    Per quanto riguarda la domanda su “come fare impresa, esistono finanziamenti” ho scoperto che a Monza c'è il Formaper un ente della camera di commercio:
    http://www.formaper.it/index.phtml?Id_VMenu=526
    si può chiedere un appuntamento per avere informazioni personalizzate (e gratuite), non ho un ritorno sulla bontà del servizio.

    Potremmo testare e, se di buon livello, proporre una conferenza con il loro contributo

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  7. grande sonia!
    molto interessanti i tuoi stimoli e anche io penso che un bel paese come l'italia dovrebbe puntare al proprio partimonio storico, artistico e turistico, oltre che ai "lavori verdi" e alle energie rinnovabili (siamo o non siamo il paese del sole?).
    anche io segnalo un servizio che viene offerto dal comune di concorezzo e che potrebbe essere utile per chi vuole cimentarsi in qualche nuova "impresa" (nemmeno io ho un ritorno sulla bontà del servizio)
    sportello impresa/lavoro del comune di concorezzo, il venerdì mattina:
    http://www.comune.concorezzo.mb.it/contenuti/eventi_della_vita/cittadini/lavorare/sportello_impresa_lavoro

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