mercoledì 27 aprile 2011

Astroflex, la discussione continua

 Sarà che Astorflex si muove sul confine tra commercio e circuiti alternativi come ad esempio i GAS, sarà che anche in passato ha fatto  dei passi falsi sulla comunicazione, sarà che in questo caso i numeri sono più rilevanti che in altri casi... sarà che il contesto dei GAS non è propriamente "facile".

nell'allegato di seguito, la lettera di Ersilia Monti ad Astorflex
qui di seguito il link al sito discusso "XiGAS"

e sotto la risposta di Astorflex

Sotto anxora, i vostri commenti (spero.....)


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Gigi Perinello scrive:
A: Ersilia Monti, del Gas LoLa, Milano
e p.c. Rete GAS
Carta
Altraeconomia
oggetto: risposta alla vs. del 17.4.2011
Ci accingiamo a scrivere, dopo dieci giorni, la risposta alla lettera che abbiamo ricevuto dalla sig. Ersilia Monti componente del Gas LoLa di Milano. Abbiamo lasciato passare un po’ di tempo, necessario per riprenderci dallo sgomento che quella lettera ci ha provocato.
Come la sig. Ersilia ha ricordato, avevamo avuto uno scambio di idee alla fiera “Fa’ la cosa giusta” di Milano. In quell’occasione ci ha messo al corrente delle critiche che sono poi state avanzate nella lettera. A Milano abbiamo risposto nel modo che reputavamo il più esauriente possibile, ma evidentemente questo non è stato sufficiente. Infatti ci preannunciò la lettera che poi abbiamo ricevuto e che ha deciso di sparare nella rete. Durante quella chiacchierata ci era apparso evidente che lei non ci ascoltava. Vi era il verosimile peso di un pre-giudizio che non ammetteva repliche, ogni nostra risposta, già allora, non aveva il valore di un chiarimento: il giudizio era pre-costituito. Abbiamo avuto conferma di questo quando, il giorno del ricevimento della missiva, abbiamo chiesto ad Ersilia di permetterci di inserire la sua lettera nel sito di Astor Flex, pensando che fosse giusto far sì che non solo i Gas e la rete collegata fossero al corrente della discussione, ma anche i privati e i negozi che stanno acquistando le nostre scarpe e tutti quelli che visitano il nostro sito, per permettere a tutti di acquisire maggiori informazioni nello spirito di trasparenza che ci ha sempre (crediamo) contraddistinto.
Nel caso della discussione avuta l’anno scorso con Paolo Trezzi (purtroppo solo via Blog) avevamo messo un link che rimandava al sito di Carta che riportava tutti i contributi al dibattito.
Riporto il carteggio avuto in proposito e che è il seguente:
Buongiorno Sig.ra Ersilia,
il Sig. Perinello ed il Sig. Travenzoli chiedono la Sua autorizzazione
per
poter pubblicare la  lettera sul ns. sito.
In attesa di una cortese risposta in merito, con l’occasione porgiamo
Cordiali saluti
ASTOR FLEX/Susi
Risposta:
Gentile signora Susi,
non autorizzo la pubblicazione sul sito dell’azienda, il luogo di
dibattito e’ la rete dei GAS. I titolari dell’azienda possono inviare la
loro risposta al mio indirizzo e alla rete dei GAS. Oggi Carta, che l’anno
scorso ha ospitato il primo dibattito, ha pubblicato la lettera. Pertanto
potete rispondere, oltre che alla rete dei GAS, anche a Carta.
La ringrazio e porgo cordiali saluti.
Ersilia Monti
È evidente che noi, chiedendo di pubblicare la lettera, (che la sig.Monti aveva già distribuito ovunque nel web) sul nostro sito, non intendevamo sottrarci ad un dibattito che, crediamo anche noi, si debba svolgere nella sede opportuna: la rete Gas, Carta, Altraeconomia. Riteniamo però che chiunque ci conosca e/o lavori con noi debba democraticamente esserne informato per, eventualmente, esprimere il proprio parere. Anche in questo caso non ci ha ascoltato, nel pre-giudizio che noi volessimo sottrarci al confronto. Noi, pur avendo il diritto di farlo, non l’abbiamo pubblicata.
Auspichiamo comunque che questa nostra risposta sia un proficuo contributo ad una discussione che reputiamo costruttiva e necessaria per restituire la dignità ad un progetto che, pur nelle evidenti e mai nascoste contraddizioni, difficoltà e limiti, si propone come esperienza (non l’unica, non la più importante, non la più significativa). Discussione che sia utile ai Gruppi di Acquisto che sono chiamati ad assumersi responsabilità sempre crescenti nella costruzione di una economia “Altra” che sappia rispondere, meglio di quella che tristemente conosciamo, al bisogno di difesa dell’ambiente sociale e naturale nel quale sono inserite le nostre esistenze.
Tenterò di affrontare i temi proposti da Ersilia punto per punto in modo da rendere il più chiara possibile la nostra posizione. Voglio però anticipare che, come già sottolineato nell’articolo di Carta, a firma Gianluca Carmosino n° 6 del 20-26 febbraio 2009: “…Astor Flex, a metà degli anni novanta, ha cominciato ad esternalizzare la lavorazione delle tomaie in Ungheria, Bosnia e poi Romania, conservando in Italia, a differenza di altri, l’assemblaggio finale delle calzature.” e più avanti “Grazie a questo incontro (quello con i gruppi di Acquisto), Astor Flex non si è accodata alle imprese che dalla Romania decidono di spostare le produzioni nei paesi asiatici, dove il costo del lavoro è bassissimo, ma ha anche cominciato a riportare dalla Romania una parte della produzione in Italia.” Si dichiarava quindi, sin dall’inizio della nostra esperienza, che l’azienda produceva in Romania una parte della scarpa, la tomaia, mentre l’assemblaggio di tutti i componenti veniva fatto in Italia. Si riconosceva, inoltre che l’incontro con l’esperienza di vendita ai Gas ci aveva consentito di riportare in Italia parte della produzione (quella destinata appunto ai Gas). Era dunque ben noto a tutti, non lo avevamo mai nascosto, quale fossero le scelte del passato e del presente dell’azienda. Contemporaneamente, si stava cominciando un percorso di conversione produttiva incrementale che, ad oggi, ha portato l’azienda a realizzare il 25%-30% della sua produzione per i Gas sostituendo quella per la Gdo (Grande distribuzione organizzata). Questo è stato ribadito una seconda volta l’anno scorso durante la discussione (purtroppo solo via blog) con il sig. Paolo Trezzi del Gas la Sporta di Lecco.
Responsabilità Sociale di Impresa
-Il primo punto riguarda la Responsabilità Sociale d’Impresa che Ersilia sostiene scollegata dal prodotto, secondo teorie consolidate le cui fonti non cita. La RSI si riferisce a tutte le attività di impresa. In particolare, la RSI si riferisce alle conseguenze di tali attività in campo economico, sociale e ambientale. Tra queste attività vanno considerate: le condizioni di lavoro offerte ai dipendenti; le politiche dell’occupazione; il rapporto dei prodotti e dei processi produttivi con l’ambiente; la qualità conferita ai prodotti; i rapporti con la comunità in cui opera; le localizzazioni delle attività produttive; le strategie industriali e finanziarie; l’impiego dei fondi che sono stati affidati ai risparmiatori in forma di azioni o obbligazioni; la redazione dei bilanci.
Come si nota (v. parte sottolineata), il prodotto entra “pesantemente” nel concetto di RSI. Di più, vi è intimamente connesso in quanto vi gioca un ruolo nevralgico e, ad un tempo, trasversale. Nevralgico perché non esiste impresa che non faccia prodotti (output). Le imprese, per definizione, sono organizzazioni economiche che realizzano la finalità del profitto trasformando gli input (materie prime, energia, semilavorati, conoscenza, lavoro ecc.) acquisiti sul mercato, in output (prodotti) destinati ad esser valorizzati tramite l’offerta al mercato. Pertanto si può parlare di impresa se c’è un prodotto da realizzare e da collocare sul mercato. Non esiste un’impresa che non faccia nessun prodotto! La trasformazione di input (fattori produttivi) in output (prodotti) è quindi un processo tipico, essenziale del fenomeno impresa.
Trasversale perché il prodotto è elemento che interessa, direttamente o indirettamente, tutti i processi aziendali: la ricerca e sviluppo, la progettazione, la prototipazione, l’acquisto degli impianti, la manutenzione, lo smaltimento rifiuti, la sicurezza del lavoro, la formazione del personale, lo stoccaggio, la commercializzazione, l’informazione al cliente, i controlli di qualità. Tutti questi aspetti ed attività della vita aziendale non sono collegati più o meno intimamente con il prodotto?
Nel progetto delle scarpe Astor Flex per i Gas abbiamo tentato di rivolgere l’attenzione che meritano a tutti gli elementi della filiera produttiva che fossero alla nostra portata (abbiamo capacità di investimento limitate), rimandando al momento opportuno gli aspetti che determinano il maggiore impegno di risorse. Abbiamo ricercato materie prime a basso impatto ambientale e poco energivore (pelli conciate al vegetale, suole biodegradabili o che non producono rifiuti in produzione, colle all’acqua per rendere l’ambiente di lavoro più salubre, ecc.) quando possibile, abbiamo cercato inoltre di investire in ricerca combinando la nostra azione con i nostri fornitori. Con la conceria Itaca abbiamo studiato e dopo un anno realizzato, la prima pelle scamoscaita conciata con concia lenta in vasca al vegetale che ha già incominciato a sostituire le pelli scamosciate conciate al cromo, unici prodotti esistenti prima sul mercato di quel tipo.
Contemporaneamente ci siamo dati norme che dovevamo rispettare e che dovevano diventare il cardine della nostra azione:
-rispetto dello Statuto dei Lavoratori;
-assunzioni con contratto a tempo indeterminato;
-etichetta trasparente (che indica come si forma il prezzo di ogni prodotto);
-autentico made in Italy (attraverso la pubblicazione sul sito di tutte le aziende ed i subfornitori che ci aiutano a produrre le scarpe per i Gas, con numeri di telefono, certificazioni, beni prodotti, ecc.) basandoci sulla totale apertura della nostra azienda alle visite dei Gas e dei privati per verificare ove avviene la produzione delle scarpe per i Gas;
-accettazione dei prezzi che tutti i nostri fornitori ci danno, senza ribattere, mettendoli al corrente che nel lavorare in questa filiera avrebbero dovuto rispettare la regola del giusto profitto;
L’ultimo elemento che, attraverso il prodotto, ci permette di parlare di Responsabilita Sociale di Impresa è la filiera corta “produttore-consumatore”, ossia una filiera in grado di scardinare il sistema distributivo e del marchio, responsabili della moltiplicazione ingiustificata dei prezzi dopo la produzione. Sapendo che il prezzo di vendita è composto per circa l’80% di distribuzione e marchio e per circa il 20% circa di prodotto, vendendo direttamente al consumatore abbiamo potuto realizzare scarpe con pellami migliori, fatte tutte in Italia, a prezzi accessibili a chiunque. Abbiamo così reso possibile a tutti l’uso di prodotti di buona qualità, più rispettosi dell’ambiente naturale e lavorativo, rispettosi dei lavoratori, con un profitto per l’azienda che permetta di fare ricerca, di investire in ambiente e progettare altri interventi nel futuro. Tutto questo, dando contemporaneamente un grosso vantaggio di prezzo ai nostri clienti.
Naturalmente il percorso è in itinere, vi sono cose che abbiamo realizzato in modo soddisfacente e altre no, ma contiamo di non abbandonare il sentiero intrapreso. Abbiamo molte idee ed i continui scambi con operatori sensibili all’ambiente, alle relazioni umane e d’impresa ci confortano nel pensare che nuovi traguardi saranno raggiunti.
Lascio a chi ci legge valutare se questo è un percorso iniziale sufficiente, per riconoscerci una seppur modesta Responsabilità Sociale di Impresa.
-Dal terzo al nono paragrafo Ersilia discute sull’uso di XiGas come un marchio.
Molte piccole aziende artigiane che stavano perdendo il proprio lavoro a causa della fuga della committenza verso l’estero (quella che ci hanno informato chiamarsi Globalizzazione), dopo aver saputo dell’esperienza Astor Flex, ci hanno chiesto di essere aiutate a percorrere la stessa strada proponendosi ai Gruppi di Acquisto. Poichè molte di queste avevano lavorato per i grandi marchi, abbiamo percepito l’opportunità di dimostrare, attraverso la loro negativa esperienza, che i marchi non erano che un limite per le nostre società.
Abbiamo deciso così di raggruppare sotto un unico sistema più aziende calzaturiere e tessili che avevano dei denominatori comuni, con lo scopo di poter salvare posti di lavoro, proporre prodotti di alta qualità a prezzi accessibili, senza marchio (provocazione atta a far riflettere sul suo uso). Attraverso il non uso di marchio volevamo richiamare l’attenzione sul significato del prezzo che è sempre un’informazione troppo sintetica per definire il percorso dei beni. Il prezzo dovrebbe sparire come elemento di negoziazione per consentire di alzare il sipario sulle narrazioni che lo sottendono.
Abbiamo deciso così di chiamare XiGas questo sistema di aziende, un nome che ci sembrava riuscisse a descrivere in modo sintetico l’azione che esse volevano compiere: riuscire a risollevarsi producendo “Per i Gas” e in questo modo assumersi la responsabilità di agire in continuità con i valori del sistema cui si riferivano, accettando di essere premiate con l’acquisto se le proposte fossero state reputate valide o sanzionate con l’abbandono se non si fossero rispettati i valori di riferimento. Con ciò si voleva indicare un sistema nuovo, propositivo come esperienza anche per altre aziende, adeguato a risolvere l’urgente problema dei posti di lavoro che mancano sempre più in tutti i territori.
XiGas è nato così, ingenuamente e senza secondi fini. Non lo abbiamo mai registrato e non compare su nessun prodotto. Credo che questo serva a dimostrare la nostra assoluta buona fede.
Solo una maliziosa interpretazione dell’uso da parte nostra dell’acronimo “Gas” potrebbe farlo percepire da qualcuno come il tentativo di mettere le mani su un sistema sociale, sul nome di una organizzazione diffusa che si dà il fine della costruzione di una nuova economia, ma la nostra finalità non è mai stata questa. Ci siamo sempre sentiti “dalla stessa parte della barricata” e lo siamo in effetti. I GAS erano e restano al centro della nostra attenzione e delle nostre cure. Per questo ci sottoponiamo a faticosi tour per l’Italia per poter incontrare e parlare con i membri dei GAS stessi.
E’ altrettanto importante sottolineare che la nostra azione si sta indirizzando anche verso soggetti diversi dai Gas.
Infatti le aziende, da qualche tempo, hanno capito che non si possono sostenere solo con gli ordinativi che arrivano da loro. Il mondo dei Gas, nonostante la fatica di chi vi opera, è un mondo eterogeneo, non unitario, che raccoglie persone con diverse sensibilità. Oggi chieder loro uno sforzo di responsabilizzazione e programmazione è ancora prematuro.
Quindi le aziende si stanno orientando verso altri soggetti comunque sensibili alla proposta originaria impregnata di valori relazionali con la società e l’ambiente. Questi sono: soggetti privati e pubblici, negozi del mercato equo, negozi di prodotti naturali, negozianti sensibili al lavoro territoriale di aziende attente al lavoro e all’ambiente, ecc. In questa nuova visione della proposta, il nome XiGas ha un significato riduttivo ed è effettivamente inadatto a descrivere l’ampliamento del progetto.
E’ importante a questo punto sottolineare che queste aziende si pongono, a partire dall’esperienza “con i Gas”, come referenti di un nuovo concetto di relazione economica con il territorio: propongono prodotti rispettosi dell’ambiente naturale e lavorativo, nuove relazioni di prossimità con i propri clienti, impegno nella ricerca direttamente sul prodotto e sulle materie prime. Coagulano attorno a sé studiosi capaci di proporre soluzioni per la salubrità dei prodotti finali e caratterizzando la propria proposta in termini di trasparenza.
Va anche considerato l’impegno economico e l’energia che abbiamo impiegato nello sviluppo del portale tanto apprezzato dai “gasisti” e dagli altri soggetti di cui sopra. Visto che parliamo di creare un sistema economico alternativo a quello attuale, dobbiamo considerare preziose le risorse investite e non sciuparle. Si andrà perciò verso un graduale superamento del concetto “XiGAS”.
A questo punto, propongo a tutti di aiutarci ad inventare un nome che lo sostituisca e che indichi il percorso nato da questa discussione, un nome concepito collettivamente.
-In riferimento all’intervista rilasciata all’emittente televisiva Telechiara di Padova, consiglio a tutti di andare su youtube e guardarsi il programma, si scoprirà che parole apparentemente forti come “…strappiamo dalle mani…” che decontestualizzate potrebbero essere discutibili, nel contesto della trasmissione abbiano un loro significato.
-Non abbiamo mai chiesto alle aziende tessili e calzaturiere che fanno parte dell’organizzazione XiGas, di non scrivere il loro nome sulle confezioni del prodotto. Bastava fare un gesto, a “Fa’ la cosa giusta”, e la sig.ra Ersilia avrebbe potuto appurare che l’affermazione è ingiusta. Tutte le scatole delle scarpe o le buste che racchiudono l’abbigliamento portano scritto il nome del produttore.
-Come ho già spiegato all’inizio, le produzioni dell’Europa dell’est (Romania) sono relative alla parte della scarpa che si identifica come tomaia e solo per le scarpe prodotte per la Gdo (Grande distribuzione organizzata). Le scarpe per la Gdo sono prodotte con materiali con cui sono fatte il 90% delle scarpe che portiamo ai piedi (solo quelle per i Gas sono prodotte con materiali diversi). Sono certamente materiali meno pregiati, per le fodere e le tomaie si usano pelli conciate al cromo. Il processo di concia al cromo è inquinante per l’ambiente e viene normato da specifiche direttive produttive. Credo che la sig.ra Monti sappia che le pelli delle scarpe che si trovano nei negozi (al 90% e forse più) sono tutte prodotte con conce al cromo trivalente di cui è ammesso l’uso, diversamente dall’esavalente che è vietato. A volte (lo scamosciato ne è un esempio) a quel tipo di concia non vi è alternativa. Per le scarpe fatte per i Gas, abbiamo scelto la strada delle pelli conciate al vegetale per produrre scarpe che non provocassero allergie da contatto che sono sempre più frequenti nelle patologie epidermiche del piede.
Le tomaie prodotte in Romania vengono poi riportate in Italia a Castel D’Ario e assemblate con gli altri componenti. Nella lavorazione che caratterizza l’Astor Flex, quella ad Ideal, la costruzione della scarpa costituisce il 60% della lavorazione complessiva. Per lavorare con la grande distribuzione non vi sono alternative, altrimenti bisognerebbe licenziare gran parte degli operai che lavorano ad assemblare le scarpe in Italia.
-Il nostro iniziale desiderio era quello di lavorare solo per i Gas. Ci piacerebbe molto ma non è possibile, ora, fare questa scelta. Un giorno potremo aprire una serena discussione sull’impegno che i Gas potrebbero assumersi nel dare un segnale forte nella direzione del cambiamento economico, strappando dalle mani della grande distribuzione e dei marchi quei sistemi fragili, ma necessari per la nostra società, che sono rappresentati dalle piccole imprese. Governandole attraverso il sistema del premio, se producono bene e secondo i valori richiesti dai Gas, o sanzionandole se avviene il contrario. In quel sistema, che tutti auspichiamo, ma che ha bisogno di consapevolezza e di un salto di qualità generalizzato, troverebbero posto soluzioni importanti per la nostra umana convivenza. Potremmo trovare la corretta soluzione per l’occupazione liberando tempo dal lavoro, per una decrescita guidata dall’avvento di nuovi stili di vita, per l’impegno ambientale, sociale, statuale. Pagando le tasse correttamente, potremmo creare opportunità di gestione di un welfare che sappiamo necessario e indirizzeremmo le imprese verso un impegno ecologico che sappiamo vitale.
-Il programma che Report ci ha dedicato è stato registrato nel luglio del 2009 ed è andato in onda il primo novembre dello stesso anno. Le riprese sono durate 5 giorni in due, diverse sezioni distanti vari giorni l’una dall’altra. Come noto su tutto il materiale giornalistico (le riprese) gli interessati non hanno alcun potere decisionale. Il prodotto finale (il programma trasmesso) è il risultato della creatività e della capacità di sintesi del giornalista Giuliano Marrucci. E’ evidente che di tagli sul materiale registrato ne sono stati fatti molti e questo a scapito di un po’ di chiarezza. Abbiamo comunque già sostenuto, durante tutte le presentazioni che facciamo in giro per l’Italia, che le riprese contengono l’affermazione completa in cui Fabio chiariva che il ritorno dalla Romania riguardava solo i prodotti della linea Gas. Da allora abbiamo fatto più di 160.000 Km in giro per l’Italia, invitati a parlare dai Gas ed abbiamo sempre spiegato tutto ciò che in questa lettera torniamo a ribadire.
Passando alle prescrizioni consigliate nella lettera della sig.ra Ersilia:
° alla prima ho risposto;
° per la seconda: i volumi trattati all’estero riguardano la produzione delle tomaie e sono quelli relativi al 70% della produzione totale che è di circa 700-800 paia al giorno. Le tomaie riportate in Italia vengono assemblate con le altre componenti della scarpa. Gli operai rumeni sono 20 e sono localizzati in un unico stabilimento non di proprietà Astor Flex. Le condizioni di lavoro sono rispettose delle leggi locali, con orario di otto ore, i contratti sono a tempo indeterminato e prevedono tutte le garanzie di salute e sicurezza. Nella produzione non si usano sostanze tossiche in quanto avviene solo la tranciatura delle pelli e la loro cucitura, si usano pochissime colle da giunteria (i cui ingredienti sono para sciolta in acetone), da quando si è cominciato in Italia ad usare colla all’acqua si è iniziato anche in Romania;
°per la terza: la richiesta del fare chiarezza sulla filiera Italiana ci fa capire che Ersilia non ha mai visitato il nostro sito. In esso, con chiarezza, sono citati tutti i laboratori che lavorano con noi all’esterno dell’azienda e nelle immediate vicinanze. Non vi sono laboratori che superano i 15 km di distanza dall’azienda. Inoltre sono citati tutti i fornitori di ogni materiale con le certificazioni che ci hanno prodotto sui materiali che ci vendono. E’ tutto ben leggibile e scaricabile.
° per la quarta: per il momento non abbiamo idea di che progetto proporre ai dipendenti esteri. Ciò riveste il carattere dell’urgenza in quanto i committenti della grande distribuzione ci stanno togliendo tutto il lavoro, perché siamo reputati troppo costosi. Quindi dovremo trovare, se possibile collaborando, una soluzione per tutti i lavoratori, esteri ed italiani. Il lavoro per i Gas non basta purtroppo.
° per la quinta: è nostra intenzione rimuovere il sito XiGas non appena sarà possibile e ne creeremo un altro con un nome che speriamo ci sarà suggerito anche dalla rete;
°per la sesta: sul punto che riguarda la nostra capacità negoziale con la grande distribuzione vorrei dei chiarimenti. Ersilia forse sostiene che essendo diventati famosi nei Gas oggi siamo in grado di negoziare condizioni diverse con la grande distribuzione? Crede veramente che la forza di quel 30% che è la produzione per i Gas, sia così decisiva da porci in condizioni di negoziare in modo diverso con la Gdo? Qui veramente pecca di ingenuità. Sembra quasi vivere fuori dalla realtà. Primo, perché i Gas fanno acquisti che non ci permettono di programmare l’azienda su di loro. Credo dovremo trovare il modo per far provare e toccare il prodotto che necessita spesso, ovviamente, di prove preventive prima di essere acquistato. Secondo perché nella natura della Gdo non vi è, lì sì, nessuna responsabilità né morale né sociale. E’ per questo che, forse, sarebbe bene non essere troppo critici verso chi, con difficoltà, sta tentando di indicare strade per uscirne;
° all’ultima prescrizione rispondo invitando Ersilia ad un mio incontro pubblico, vedrà come conduco le serate di presentazione e come racconto il nostro progetto. Ho sempre anticipato tutte le informazioni anche quelle scabrose e non mi sono mai rintanato nel “se me lo chiedono, rispondo”. Questo, alla fine della lettera, mi permetto di considerarlo offensivo. Ho sempre fatto della trasparenza e del colloquio aperto con gli altri un elemento fondante della mia azione.
Ho per lei, Sig.ra Ersilia, una sola “prescrizione”: ci dia per favore i nomi di quei marchi dell’abbigliamento così etici e morali che sostiene esistano nelle ultime righe della sua lettera. Ci stupisca, sarebbe un bel premio dopo tutto questo scrivere.
Cordiali saluti
Gigi Perinello
Fabio Travenzoli
P.s. Seguirà a breve una lettera in cui Fabio Travenzoli informerà sul suo curriculum vitae.

4 commenti:

  1. Uno dei motivi per cui il GAS è un contesto non facile è che chiunque può alzarsi, fare una critica anche pesante ed avere una certa risonanza (sia competenti - come credo in questo caso - sia non competenti).

    Ma è importante sapere chi è Ersilia Monti per addentrarsi nella discussione? Rispondendo ad Anna, io credo di no, altrmenti diventa una discussione tra chi è "senza peccato e può scagliare la prima pietra" (e già un pò su questo tono sono ambedue le lettere della Monti e di Astorflex).

    Ma quale sentimento vi ispira la discussione? DA che parte state e perché? Coem ho già scritto, esplicitare questi pensieri è molto importante soprattutto ora che stiamo cercando di ragionare sui criteri per valutare coem si fà impresa.

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  2. invito a leggere il dibattito tra gasisti che è in corso su Carta a seguito delle due lettere (Ersilia e Astorflex) e forse...si può capire che il mio punto di vista non è per nulla diverso da quello di molti e che la "critica pesante" di Ersilia Monti non è piaciuta a molti, nè nei toni nè nei contenuti e pure la "competenza" di Ersilia Monti da molti non è stata riconosciuta. In partciolare invito a leggere il commento di Gabriele Caponetto del 2 Maggio.

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  3. Ciao, il dibattito è sul sito di CARTA?

    Francamente non ho detto la mia perché mi sarebbe piaciuto avere qualche reazione dai Gasisti, ma purtroppo a parte qualche messaggio off-line, niente e su questo tema, ci si poteva esporre un pò di più.
    Dico la mia: a me la nota di Ersilia mi è sembrata proprio senza senso, ma non per chi è Ersilia Monti, bensì perché ripropone una serie di punti che mi sanno più di autolesionismo (intransigenza, richiesta di criteri fuori dalla vita reale, paura del concetto di commercio e guadagno) tipico di certe discussioni nel mondo delle economie solidali. Non ci ho visto una lettera con contenuti su cui lavorare per andare avanti bensì una chiusura.

    Se andiamo avanti così... hai voglia a parlare di lavoro...

    In tutta questa discussione però una nota anche per Astroflex: il sito XiGAS è veramente fatto male in termini di comunicazione. Potevano fare qualcosa di un pò più concertato.

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  4. ecco qui:
    http://www.carta.org/2011/04/astorflex-riparliamone/

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