venerdì 11 marzo 2011

Riflessioni sul nucleare

Ciao,
ricevo da una amica che si occupa di volontariato con i bambini queste riflessioni: sono un po’ sregolate, ma si vede che sono buttate di getto, col cuore, e il ritmo incalzante che ne viene fuori mi piace molto.

Rinaldo


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ciao a tutti!!!!!!
vi allego uno scritto appena nato grazie ad una meravigliosa "provocazione" di un amico, un prezioso amico.
La "provocazione" è l'articolo con l'intervista a Veronesi sul tema delle centrali nucleari.
l'intervista la trovate qui:

http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/391438/

ho ripreso alcune parti e ho scritto di getto alcune riflessioni.
dentro ci sono tanti elementi che insieme riescono a dipingere lo spirito con cui stiamo rivolgendo la nostra attenzione ai temi ecologici.
Ecologia come modo di funzionare non come obiettivo da raggiungere ... un po' come la felicità: non è luogo da raggiungere, è un modo di essere.

ciao!

Lara Elli

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che bello!
allora comincio!
dunque....veronesi parte da una preoccupazione difensiva, "difendere la situazione e le garanzie attuali, garantire la possibilità che non ci siano cambiamenti”

[da un punto di vista di funzionamento della "Macchina uomo" è l'assunto iniziale, formate da elementi cognitivi, esperienziali emotivi, storici, culturali, educativi, difensivi etc che condiziona profondamente il tipo di percezione del soggetto di fronte alla realtà, e poi il soggetto sentirà, penserà, agirà di conseguenza a questa percezione. quindi individuare l'assunto iniziale è fondamentale per potersi "nutrire" anche di impostazioni diverse dalla propria]

dicevo, impostazione difensiva invece che costruttiva

(costruisco alternative ottimali per mantenermi in equilibrio dentro il cambiamento - è il concetto di resilienza, "risalire a bordo e ripartire". per farlo devo riuscire a produrre il maggior numero di alternative possibili, su ognuna di esse procederò a selezionare, questo processo il nostro cervello lo fa continuamente in pochi secondi, per esempio ogni volta che dobbiamo prendere una decisione, ma il nostro cervello è anche abituato a pensare sempre le solite alternative, quelle più "disponibili" che con tutta probabilità corrispondono a quelle usate più di frequente o accettate dal suo contesto sociale).

dicevo, prima caratteristica dell'assunto iniziale: difensivo, non costruttivo.

seconda caratteristica: non possiamo vivere senza energia elettrica, dati osservativi ne smentiscono il contenuto: non è vero. (vedi oltre ho segnato dei dati di riferimento)

l'assunto dovrebbe essere posto quindi in questi termini:

se ci poniamo come obiettivo il continuare a vivere con gli stessi livelli di disponibilità di energia (elettrica, petrolio, gas). bisogna però anche qui tener conto del funzionamento della Macchina Uomo: temiamo la scarsità della disponibilità dell'energia, e per questo, al nostro io cognitivo, appare logicissimo averne paura.

dati di riferimento sul consumo energetico:

sappiamo che moltissimi utilizzatori di energia elettrica non rappresentano questioni di "vitale importanza" e che moltissimi utilizzi possono essere sostituiti (prova a pensare se si abbassasse sensibilmente il numero di persone che lasciano accesa la luce in casa senza che ce ne sia bisogno, che lasciano la tv in stand by.

[Sui consumi annui di energia elettrica incidono sensibilmente anche le perdite attribuibili alle modalità in stand-by o spente: il loro volume annuo stimato ammonta a 47 TWh nel 2005, corrispondente a 19 Mt di emissioni di CO2]

pensa ai trasporti, come potrebbe cambiare il consumo di petrolio:

- il vino australiano deve percorre oltre 16.000 chilometri con un consumo di 9,4 kg di petrolio e l'emissione di 29,3 kg di anidride carbonica

- le prugne cilene devono volare per 12.000 km con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 kg di anidride carbonica.

- la carne argentina viaggia per 11.000 km, bruciando 6,7 kg di petrolio e liberando 20,8 kg di Co2.

- un pasto medio percorre più di 1.900 km in camion, navi e/o aeroplani prima di arrivare sulla vostra tavola e spesso ci vuole più energia per portarlo al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali.

con un'economia orientata al kilometro zero (non ho detto esclusiva sul km zero, mi piace il realismo e un mango ogni tanto)

pensa al gas per il riscaldamento (se lo pensiamo possibile solo con il gas, ma ...)

CASA ENERGIVORA. In casa il 70% dell'energia usata dai nuclei familiari nell'Ue viene impiegata per riscaldare le case, e il 14% per scaldare l'acqua.

UN GRADO IN MENO. Ridurre la temperatura del riscaldamento centralizzato di appena 1 grado, regolando il termostato a una temperatura ancora inferiore quando si è fuori casa, o di notte, produce un taglio della bolletta energetica di un quarto.

PERDITE DI CALORE. Le perdite di calore tramite le pareti, il tetto e il pavimento rappresentano oltre il 70% delle perdite totali di calore.

cambiamenti importanti a livello collettivo prodotti da piccoli accorgimenti (neanche cambiamenti) a livello individuale.

per tornare al tema dell'energia elettrica, anche l'assunto secondo cui non potremmo produrne abbastanza è smentito dall'approccio non-lineare di jeremy rifkin, a differenza dell'impostazione causa-effetto di veronesi (solo le centrali nucleari potrebbero garantire l'approvvigionamento) rifkin pensa al mondo come fatto da tanti piccoli nodi che interconnessi fra di loro (rete) permettono di generare il giusto dove serve e condividere i piccoli eccessi (quindi antitetica al produrre tutto in un posto e distribuirlo...una specie di "federalismo energetico ;-))

in particolare quello che mi fa orientare verso l'impostazione network di rifkin è che è "frattale" (trovi nel macro la stessa struttura del micro, trovi medesime strutture ricorrenti, o funzionamenti ricorrenti, in campi d'indagine differenti) infatti ripropone lo stesso concetto nell'illustrare il momento storico sociale che stiamo attraversando: guarda questo video http://www.youtube.com/watch?v=QXn3BEn0vio

quando poi lui dice "infine c’è il fattore umano, la possibilità di poter disporre di personale qualificato è fondamentale. Basta pensare che i due grandi incidenti nelle centrali nucleari hanno avuto una caratteristica comune: sono dipesi da errori umani" spiega perché non è umano produrre energia attraverso una struttura che per non uccidere l'uomo deve fare affidamento sull'uomo. per natura "errante", solo con gli errori l'uomo può crescere. l'uomo dovrebbe diventare una macchina per eliminare l'errore umano. dunque, c'è la possibilità di un incidente nucleare nelle centrali.

elemento folkloristico:

quando lui dice "una centrale è studiata per durare da 60 a 100 anni" ... ma facciamo tutta sta fatica a costruirla, usiamo tutto il petrolio per tirarla in piedi, ci mettiamo anni decidere se farla, dove, come...stiamo a litigare e arrabbiarci ...per una roba che dura 60 anni????? ;-)

elemento scientifico:

Alla domanda: Gli ambientalisti ripetono che, pure in condizioni di normalità di un impianto, ci sono piccole dispersioni che creano conseguenzeper la salute. E’ vero?

Lui risponde «E’ un’invenzione assoluta. Non esce nulla. Meglio, esce dell’acqua, che può avere minime quantità di radiazioni, ma molto inferiori anche rispetto al livello di legge. Non crea problemi».

la conclusione "non crea problemi" non è fondata. Non crea problemi conosciuti sarebbe già un passo avanti in lealtà. il mondo è costituito da atomi tenuti insieme da campi magnetici. piccole quantità di radiazioni generano cambiamenti nei campi energetici- tale energia elettromagnetica condiziona a livello molecolare la vita che diventa osservabile negli "errori": dai corpi malformati ai vegetali indeboliti, dalle condizioni climatiche in cambiamento continuo al sapore delle fragole che "non è più quello di una volta" e tutto cambia perché un cambiamento si è generato da qualche parte. molti non sono osservabili ma solo "percepibili".

Parlando delle scorie:

«Il discorso è complesso, provo a ridurlo all’essenziale. Solo una piccola parte delle scorie richiede millenni per depotenziarsi completamente. Vanno messe in sicurezza, e ci sono le soluzioni per farlo, dentro una montagna o a grandi profondità. Al tempo stesso, si stanno affinando tecniche per renderle innocue più in fretta. Soprattutto, l’Italia potrà non avere depositi di scorie pericolose».

solo una piccola parte delle scorie richiede millenni ... ci mettiamo 10 anni a costruire una roba che ne dura 60 e le scorie (solo una piccola parte) ci rimane per millenni?

Metterle in sicurezza dentro una montagna non vuol dire averle eliminate. la terra è un pianeta, se le togli dalla pianura e le infili sotto una montagna il pianeta rimane "sporco". inoltre continuando a "imbottire" la terra di scorie (anche poche), mi chiedo, che tipo di pianeta sto consegnando ai miei figli? una bomba a mano.

il finale "sopratutto l'Italia non potrà avere depositi" è la chiusa perfetta.

"non sporcate l'Italia, buttate i rifiuti in Svizzera" ?

;-)

Lavoro per usare l’atomo a fini di pace.

questo mi piace, se fosse possibile farlo con la garanzia che solo civiltà evolute e sapienti potrebbero dare. bisogna investire sulla cultura, bisogna nutrire e potenziare la capacità delle persone di comprendere ed esprimere.

bisogna far si che le persone si incontrino con l'intenzione di imparare le une dalle altre per rendere migliore il mondo, di sentirsi su un unico pianeta, appeso alla nostra energia per stare su nell'universo. lui sostiene noi e noi sosteniamo lui. è nei bambini che questo può nascere, e trascineranno tutti i grandi.

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