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Il libro che vorrei consigliarvi è "La ragazza dai capelli strani", nell'edizione magnificamente tradotta e curata da Martina Testa per Minimum Fax. E' una raccolta di racconti piuttosto lunghi scritti una ventina di anni fa e ripubblicati dall'editore romano proprio pochi mesi prima che DFW decidesse di togliersi la vita (12 settembre 2008).
Sono racconti tuttora attualissimi che cercano di farci vedere l'estraneità di quel mondo solo illusoriamente normale e familiare che la società dei media crea intorno a noi (questa era una delle ossessioni di DFW).
La spaventosa bellezza dei racconti di DFW risiede nella sua capacità di narrare una vicenda o farci conoscere un personaggio frammentando la trama e il tempo, creando fratture nel tessuto della storia raccontata, in cui il lettore è costretto a inciampare e a lasciarsi abbagliare da un significato profondo, che appartiene a tutti noi in quanto esseri umani.
Ma soprattutto risiede nella sua lingua; come scrive Martina Testa nella prefazione al libro: "la più grande paura di DFW - la sua paranoia, forse - era quella di essere frainteso [...] La volontà di spiegarsi, di essere maniacalmente preciso, completo, lucido, di rivestire di parole ogni millimetro quadrato - ogni sporgenza e concavità e ramificazione del suo pensiero o della realtà [...] era il segno di una generosità e di un'onestà intellettuale che mirava a stabilire un contatto autentico e solidale con le persone a cui parlava".
Una prosa non facile certo, che padroneggia ogni registro linguistico e un lessico enciclopedico e che, soprattutto, vi farà sentire meno soli.
L'edizione che vi consiglio è un bel volume cartonato, 339 pagine, 15 euro, che contiene anche stralci di un'intervista allo scrittore che era tra l'altro un brillante pubblicista.
Sono racconti tuttora attualissimi che cercano di farci vedere l'estraneità di quel mondo solo illusoriamente normale e familiare che la società dei media crea intorno a noi (questa era una delle ossessioni di DFW).
La spaventosa bellezza dei racconti di DFW risiede nella sua capacità di narrare una vicenda o farci conoscere un personaggio frammentando la trama e il tempo, creando fratture nel tessuto della storia raccontata, in cui il lettore è costretto a inciampare e a lasciarsi abbagliare da un significato profondo, che appartiene a tutti noi in quanto esseri umani.
Ma soprattutto risiede nella sua lingua; come scrive Martina Testa nella prefazione al libro: "la più grande paura di DFW - la sua paranoia, forse - era quella di essere frainteso [...] La volontà di spiegarsi, di essere maniacalmente preciso, completo, lucido, di rivestire di parole ogni millimetro quadrato - ogni sporgenza e concavità e ramificazione del suo pensiero o della realtà [...] era il segno di una generosità e di un'onestà intellettuale che mirava a stabilire un contatto autentico e solidale con le persone a cui parlava".
Una prosa non facile certo, che padroneggia ogni registro linguistico e un lessico enciclopedico e che, soprattutto, vi farà sentire meno soli.
L'edizione che vi consiglio è un bel volume cartonato, 339 pagine, 15 euro, che contiene anche stralci di un'intervista allo scrittore che era tra l'altro un brillante pubblicista.
Ho letto qualche racconto di David Foster Wallace (quelli editi da Il Sole 24 Ore nel luglio scorso) e ammetto che dal punto di vista stilistico mi ha preso e non mi mollava più, dal punto contenutistico... decisamente discutibile, di pelle piuttosto ...rivoltante.
RispondiEliminaLo scritto di Chiara mi inziga a provare a rileggerlo, ma credo che continuerà a piacermi di più la Kinsella!!!
Daniela
Ieri sono andata in biblioteca per prendere il libro di Wallace. Siccome non l'ho trovato, ho preso la Kinsella!!!
EliminaSilvana